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    Прокомментировал эту тему gli islamici sono belli.
    4 года назад

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    Прокомментировал эту тему prosciutto vs mortadella.
    4 года назад

    Puoi migliorare questa voce aggiungendo citazioni da fonti attendibili secondo le linee guida sull'uso delle fonti. Sebbene la parola romanzo abbia fatto la sua comparsa in età moderna, caratteristiche del romanzo si ritrovano in numerose opere antiche. Forme primordiali di romanzo sono state rintracciate già duemila anni prima di Cristo in Egitto appartenenti al filone fantastico, sentimentale, politico, satirico (per esempio i romanzi Le avventure di Sinuhe e Il racconto del naufrago). Specialmente in età ellenistica infatti i gusti letterari tesero a narrazioni di vario genere, dall'epico al mitologico, dall'umano al fantastico, caratterizzate da una lunghezza piuttosto limitata a dispetto della tradizione omerica. L’Iscrizione sacra di Evemero è uno dei primi esempi del romanzo utopico. L'età ellenistica nei secoli II e III d. C. ci ha lasciato i romanzi di Caritone, Senofonte Efesio, Longo Sofista, Eliodoro, Achille Tazio e Luciano di Samosata la cui Storia vera è il più illustre antenato dei romanzi di fantascienza. Il romanzo Le incredibili meraviglie al di là di Tule di Antonio Diogene è il primo esempio di romanzo in cui viene usato l'espediente del manoscritto ritrovato. Antecedente del romanzo moderno è considerato il romanzo di Nino. Alla letteratura latina di età imperiale appartengono due celebri romanzi: il Satyricon di Petronio e l'Asino d'oro di Apuleio. In India si possono rintracciare intorno al VII secolo d.C. forme embrionali di romanzo nella letteratura indù. Tra il X e XI secolo, il Giappone ci offre un testo con una concezione simile al romanzo contemporaneo: La storia di Genji è un vero e proprio romanzo di indagine psicologica eseguita attraverso le storie di un Don Giovanni dell'epoca. Anche in Cina, intorno al XIV secolo il romanzo diventa un genere popolare ed intorno al XVI secolo viene prodotto il famoso Chin P'ing Mei. Nel Medioevo si ricordano i romanzi di genere cortese-cavalleresco di Chrétien de Troyes, quelli a carattere didattico-allegorico (Roman de la Rose, il Fiore), o di impronta favolistica (Roman de Renart). Seguirono poi i romanzi di Andrea da Barberino. Il pubblico lettore dei romanzi si allargò successivamente dalle classi aristocratiche a quelle borghesi-mercantili aprendo la via a nuove sperimentazioni narrative come il Filocolo e l'Elegia di Madonna Fiammetta di Giovanni Boccaccio. Nel XV secolo l'Arcadia di Jacopo Sannazaro è un romanzo pastorale che si rifà a modelli dotti. Negli anni che vanno dal XVI secolo al XVII secolo materia della narrazione è il romanzo verosimile e il romanzo si trova in una posizione intermedia tra storia ed epica. Un primo romanzo moderno fu Gargantua e Pantagruel di Rabelais (XVI secolo). A questo proposito sono d'esempio i romanzi picareschi, con la loro pluralità di scrittura e di riferimento a diversi sottogeneri, come il cavalleresco e l'avventuroso. Il primo romanzo europeo di questo periodo è da considerarsi il Don Chisciotte che, grazie alla sua forma che demistifica la tradizione cavalleresca e cortese, rappresenta la prima opera letteraria classificabile come "romanzo" nell'accezione moderna del termine. Ma è solo alla fine del XVII secolo che l'idea di fiction prende piede nella produzione letteraria e così il romanzo comincia a prendere forma e a guadagnare uno spazio tra i generi letterari. In assoluto, come primo romanzo viene considerato il Genji monogatari della giapponese Musaraki Shikibu, scritto nell'XI secolo. Questo romanzo tratta della vita sentimentale del protagonista Genji, figlio cadetto di un imperatore, costretto a rinunciare alla successione al trono iniziando una carriera politica con conseguente ascesa al potere. Il Genji monogatari viene considerato il primo romanzo psicologico. Fu caratteristico del XVII secolo il nascere e diffondersi, soprattutto in Francia, del romanzo, cioè di una letteratura narrativa di ampiezza e complessità assai maggiori della novella e destinata alla lettura, più amena e di svago che letteraria, di un largo pubblico. I moralisti dell'epoca lo ostacolarono per lungo tempo (un'ordinanza settecentesca della corona di Spagna, che agiva in pieno accordo con la Chiesa, proibiva la diffusione dei romanzi in tutte le colonie americane a causa della vacuità, della presunta dannosità per i costumi del nuovo genere letterario). In realtà i primi "veri" romanzi sono da attribuire alla prima metà del XVIII secolo. Essi si volgono nella direzione dell'epistolario e delle memorie dove la forma narrativa che viene adottata in prevalenza, diventa quella che tende di più all'autenticità e alla verosimiglianza. Verso la fine del secolo si sviluppa un altro filone tematico che è quello del libertinaggio, che segna una tappa importante nella storia del romanzo settecentesco. Così rivendicata la qualità del nuovo genere, appare in Inghilterra una nuova fase di rottura e un punto insieme di arrivo e di partenza per tutta la storia letteraria europea. Grandi romanzieri furono Daniel Defoe, Jonathan Swift, Samuel Richardson, Henry Fielding. In Francia, nell'età dell'Illuminismo, emersero i romanzi di Voltaire e Rousseau; in Germania quelli di Wolfgang Goethe. Quello che cambia in tutta Europa agli inizi del XIX secolo è l'intera società: l'avvento della borghesia e del nazionalismo, di spinte rinnovatrici, catalizza nel romanzo le inquietudini di un'intera epoca, con accenti diversi a seconda del Paese interessato: piace ai lettori dell'epoca il tema dello sviluppo dell'individuo. Gli argomenti-cardine di tutta la narrativa realistica sono la famiglia, le vicende e i rapporti che si realizzano al suo interno e che influenzeranno tutta la letteratura sia in Francia che fuori. Grande fortuna ha anche il genere del romanzo storico, iniziato dallo scozzese Walter Scott, e rappresentato in italiano dal capolavoro di Alessandro Manzoni I promessi sposi. Nell'Italia del XVIII secolo il romanzo ha una vita stentata, sia per ragioni storico-sociologiche, sia per ragioni teorico-estetiche che portavano a guardare con diffidenza a una forma narrativa così diversa da quella tradizionale. Ancora nella seconda metà del Settecento si assiste al persistere del romanzo ispirato ai modelli stranieri, con le caratteristiche dell'avventura e della completa assenza di problematicità dei personaggi. Nella seconda metà del secolo è importante il fenomeno della letteratura d'appendice che consente al lettore il processo di immedesimazione nella vicenda. Alla fine del XIX secolo nascerà Il romanzo sperimentale (Le roman expérimental, E.Zola, 1880). Il naturalismo francese influenzerà in Italia il Verismo (Giovanni Verga, Matilde Serao, Grazia Deledda). Il romanzo è, a questo punto, un genere conosciuto e rispettato, almeno nelle sue espressioni più elevate (i "classici"): con il Novecento la forma del romanzo, e più in generale l'intera cultura, è "investita da un vero turbine". Appaiono all'orizzonte culturale e filosofico la psicoanalisi (Italo Svevo), la logica, la linguistica, e anche la tecnica narrativa cerca di adeguarsi. Dopo aver cercato rifugio nella rappresentazione di classi subalterne (Verismo) oppure di classi alte, il romanzo modifica la sua struttura: la trama spesso scompare, non esiste necessariamente una relazione tra la rappresentazione spaziale e l'ambiente, all'andamento cronologico si sostituisce un dissolvimento del percorso temporale e nasce un nuovo rapporto tra il tempo e l'intreccio. Cambia anche la tipologia del personaggio. Termina il mito dell'eroe che viene sostituito dai nuovi antieroi i cui tratti principali sono il senso di frustrazione, la perdita della propria identità, la mancanza di unità psichica, la sensazione di non essere autentici. I protagonisti sono gli inetti, gli uomini, appunto, senza qualità alcuna, gli ammalati fisici e psichici, dei quali spesso si mette in scena l'inutilità dell'azione e della parola. Nella tipologia narrativa sono evidenti gli influssi della nuova scienza: la psicanalisi di Sigmund Freud che scoprì l'inconscio; la teoria generale della relatività di Albert Einstein; la fisica dei quanti di Max Planck (l'universo è composto di quanti, particelle soggette a regole variabili); il principio di indeterminazione di Heisenberg; la filosofia di Henri Bergson secondo la quale il tempo esteriore cronologico si distingue da un tempo interiore vissuto in ogni individuo come "durata" (quindi un "tempo misto", un "tempo della coscienza"). Massimi esponenti del nuovo genere di romanzo furono: Italo Svevo, Luigi Pirandello, Franz Kafka, James Joyce, Marcel Proust, Virginia Woolf. I problemi per il romanzo del Novecento sono ancora quelli della voce narrante, e al narratore che presenta il punto di vista dominante. Il filosofo tedesco Hegel definì il romanzo il genere dell'epopea borghese, che ha sostituito l'epos. Nella società moderna infatti esiste un contrasto tra la poesia del cuore e la prosa del mondo, in cui l'individuo moderno è costretto a lasciare il cuore, la poesia, per dedicarsi alla prosa e lasciare la propria totalità per specializzarsi in un solo campo, rinunciare alla sua integrità per essere una cosa sola e quindi essere utile in qualcosa alla società. Il romanzo per Schlegel è a-generico, è letteratura in divenire, e questo dimostra il suo grande successo proprio perché può essere mutevole. Puoi migliorare questa voce aggiungendo citazioni da fonti attendibili secondo le linee guida sull'uso delle fonti. Sebbene la parola romanzo abbia fatto la sua comparsa in età moderna, caratteristiche del romanzo si ritrovano in numerose opere antiche. Forme primordiali di romanzo sono state rintracciate già duemila anni prima di Cristo in Egitto appartenenti al filone fantastico, sentimentale, politico, satirico (per esempio i romanzi Le avventure di Sinuhe e Il racconto del naufrago). Specialmente in età ellenistica infatti i gusti letterari tesero a narrazioni di vario genere, dall'epico al mitologico, dall'umano al fantastico, caratterizzate da una lunghezza piuttosto limitata a dispetto della tradizione omerica. L’Iscrizione sacra di Evemero è uno dei primi esempi del romanzo utopico. L'età ellenistica nei secoli II e III d. C. ci ha lasciato i romanzi di Caritone, Senofonte Efesio, Longo Sofista, Eliodoro, Achille Tazio e Luciano di Samosata la cui Storia vera è il più illustre antenato dei romanzi di fantascienza. Il romanzo Le incredibili meraviglie al di là di Tule di Antonio Diogene è il primo esempio di romanzo in cui viene usato l'espediente del manoscritto ritrovato. Antecedente del romanzo moderno è considerato il romanzo di Nino. Alla letteratura latina di età imperiale appartengono due celebri romanzi: il Satyricon di Petronio e l'Asino d'oro di Apuleio. In India si possono rintracciare intorno al VII secolo d.C. forme embrionali di romanzo nella letteratura indù. Tra il X e XI secolo, il Giappone ci offre un testo con una concezione simile al romanzo contemporaneo: La storia di Genji è un vero e proprio romanzo di indagine psicologica eseguita attraverso le storie di un Don Giovanni dell'epoca. Anche in Cina, intorno al XIV secolo il romanzo diventa un genere popolare ed intorno al XVI secolo viene prodotto il famoso Chin P'ing Mei. Nel Medioevo si ricordano i romanzi di genere cortese-cavalleresco di Chrétien de Troyes, quelli a carattere didattico-allegorico (Roman de la Rose, il Fiore), o di impronta favolistica (Roman de Renart). Seguirono poi i romanzi di Andrea da Barberino. Il pubblico lettore dei romanzi si allargò successivamente dalle classi aristocratiche a quelle borghesi-mercantili aprendo la via a nuove sperimentazioni narrative come il Filocolo e l'Elegia di Madonna Fiammetta di Giovanni Boccaccio. Nel XV secolo l'Arcadia di Jacopo Sannazaro è un romanzo pastorale che si rifà a modelli dotti. Negli anni che vanno dal XVI secolo al XVII secolo materia della narrazione è il romanzo verosimile e il romanzo si trova in una posizione intermedia tra storia ed epica. Un primo romanzo moderno fu Gargantua e Pantagruel di Rabelais (XVI secolo). A questo proposito sono d'esempio i romanzi picareschi, con la loro pluralità di scrittura e di riferimento a diversi sottogeneri, come il cavalleresco e l'avventuroso. Il primo romanzo europeo di questo periodo è da considerarsi il Don Chisciotte che, grazie alla sua forma che demistifica la tradizione cavalleresca e cortese, rappresenta la prima opera letteraria classificabile come "romanzo" nell'accezione moderna del termine. Ma è solo alla fine del XVII secolo che l'idea di fiction prende piede nella produzione letteraria e così il romanzo comincia a prendere forma e a guadagnare uno spazio tra i generi letterari. In assoluto, come primo romanzo viene considerato il Genji monogatari della giapponese Musaraki Shikibu, scritto nell'XI secolo. Questo romanzo tratta della vita sentimentale del protagonista Genji, figlio cadetto di un imperatore, costretto a rinunciare alla successione al trono iniziando una carriera politica con conseguente ascesa al potere. Il Genji monogatari viene considerato il primo romanzo psicologico. Fu caratteristico del XVII secolo il nascere e diffondersi, soprattutto in Francia, del romanzo, cioè di una letteratura narrativa di ampiezza e complessità assai maggiori della novella e destinata alla lettura, più amena e di svago che letteraria, di un largo pubblico. I moralisti dell'epoca lo ostacolarono per lungo tempo (un'ordinanza settecentesca della corona di Spagna, che agiva in pieno accordo con la Chiesa, proibiva la diffusione dei romanzi in tutte le colonie americane a causa della vacuità, della presunta dannosità per i costumi del nuovo genere letterario). In realtà i primi "veri" romanzi sono da attribuire alla prima metà del XVIII secolo. Essi si volgono nella direzione dell'epistolario e delle memorie dove la forma narrativa che viene adottata in prevalenza, diventa quella che tende di più all'autenticità e alla verosimiglianza. Verso la fine del secolo si sviluppa un altro filone tematico che è quello del libertinaggio, che segna una tappa importante nella storia del romanzo settecentesco. Così rivendicata la qualità del nuovo genere, appare in Inghilterra una nuova fase di rottura e un punto insieme di arrivo e di partenza per tutta la storia letteraria europea. Grandi romanzieri furono Daniel Defoe, Jonathan Swift, Samuel Richardson, Henry Fielding. In Francia, nell'età dell'Illuminismo, emersero i romanzi di Voltaire e Rousseau; in Germania quelli di Wolfgang Goethe. Quello che cambia in tutta Europa agli inizi del XIX secolo è l'intera società: l'avvento della borghesia e del nazionalismo, di spinte rinnovatrici, catalizza nel romanzo le inquietudini di un'intera epoca, con accenti diversi a seconda del Paese interessato: piace ai lettori dell'epoca il tema dello sviluppo dell'individuo. Gli argomenti-cardine di tutta la narrativa realistica sono la famiglia, le vicende e i rapporti che si realizzano al suo interno e che influenzeranno tutta la letteratura sia in Francia che fuori. Grande fortuna ha anche il genere del romanzo storico, iniziato dallo scozzese Walter Scott, e rappresentato in italiano dal capolavoro di Alessandro Manzoni I promessi sposi. Nell'Italia del XVIII secolo il romanzo ha una vita stentata, sia per ragioni storico-sociologiche, sia per ragioni teorico-estetiche che portavano a guardare con diffidenza a una forma narrativa così diversa da quella tradizionale. Ancora nella seconda metà del Settecento si assiste al persistere del romanzo ispirato ai modelli stranieri, con le caratteristiche dell'avventura e della completa assenza di problematicità dei personaggi. Nella seconda metà del secolo è importante il fenomeno della letteratura d'appendice che consente al lettore il processo di immedesimazione nella vicenda. Alla fine del XIX secolo nascerà Il romanzo sperimentale (Le roman expérimental, E.Zola, 1880). Il naturalismo francese influenzerà in Italia il Verismo (Giovanni Verga, Matilde Serao, Grazia Deledda). Il romanzo è, a questo punto, un genere conosciuto e rispettato, almeno nelle sue espressioni più elevate (i "classici"): con il Novecento la forma del romanzo, e più in generale l'intera cultura, è "investita da un vero turbine". Appaiono all'orizzonte culturale e filosofico la psicoanalisi (Italo Svevo), la logica, la linguistica, e anche la tecnica narrativa cerca di adeguarsi. Dopo aver cercato rifugio nella rappresentazione di classi subalterne (Verismo) oppure di classi alte, il romanzo modifica la sua struttura: la trama spesso scompare, non esiste necessariamente una relazione tra la rappresentazione spaziale e l'ambiente, all'andamento cronologico si sostituisce un dissolvimento del percorso temporale e nasce un nuovo rapporto tra il tempo e l'intreccio. Cambia anche la tipologia del personaggio. Termina il mito dell'eroe che viene sostituito dai nuovi antieroi i cui tratti principali sono il senso di frustrazione, la perdita della propria identità, la mancanza di unità psichica, la sensazione di non essere autentici. I protagonisti sono gli inetti, gli uomini, appunto, senza qualità alcuna, gli ammalati fisici e psichici, dei quali spesso si mette in scena l'inutilità dell'azione e della parola. Nella tipologia narrativa sono evidenti gli influssi della nuova scienza: la psicanalisi di Sigmund Freud che scoprì l'inconscio; la teoria generale della relatività di Albert Einstein; la fisica dei quanti di Max Planck (l'universo è composto di quanti, particelle soggette a regole variabili); il principio di indeterminazione di Heisenberg; la filosofia di Henri Bergson secondo la quale il tempo esteriore cronologico si distingue da un tempo interiore vissuto in ogni individuo come "durata" (quindi un "tempo misto", un "tempo della coscienza"). Massimi esponenti del nuovo genere di romanzo furono: Italo Svevo, Luigi Pirandello, Franz Kafka, James Joyce, Marcel Proust, Virginia Woolf. I problemi per il romanzo del Novecento sono ancora quelli della voce narrante, e al narratore che presenta il punto di vista dominante. Il filosofo tedesco Hegel definì il romanzo il genere dell'epopea borghese, che ha sostituito l'epos. Nella società moderna infatti esiste un contrasto tra la poesia del cuore e la prosa del mondo, in cui l'individuo moderno è costretto a lasciare il cuore, la poesia, per dedicarsi alla prosa e lasciare la propria totalità per specializzarsi in un solo campo, rinunciare alla sua integrità per essere una cosa sola e quindi essere utile in qualcosa alla società. Il romanzo per Schlegel è a-generico, è letteratura in divenire, e questo dimostra il suo grande successo proprio perché può essere mutevole. Puoi migliorare questa voce aggiungendo citazioni da fonti attendibili secondo le linee guida sull'uso delle fonti. Sebbene la parola romanzo abbia fatto la sua comparsa in età moderna, caratteristiche del romanzo si ritrovano in numerose opere antiche. Forme primordiali di romanzo sono state rintracciate già duemila anni prima di Cristo in Egitto appartenenti al filone fantastico, sentimentale, politico, satirico (per esempio i romanzi Le avventure di Sinuhe e Il racconto del naufrago). Specialmente in età ellenistica infatti i gusti letterari tesero a narrazioni di vario genere, dall'epico al mitologico, dall'umano al fantastico, caratterizzate da una lunghezza piuttosto limitata a dispetto della tradizione omerica. L’Iscrizione sacra di Evemero è uno dei primi esempi del romanzo utopico. L'età ellenistica nei secoli II e III d. C. ci ha lasciato i romanzi di Caritone, Senofonte Efesio, Longo Sofista, Eliodoro, Achille Tazio e Luciano di Samosata la cui Storia vera è il più illustre antenato dei romanzi di fantascienza. Il romanzo Le incredibili meraviglie al di là di Tule di Antonio Diogene è il primo esempio di romanzo in cui viene usato l'espediente del manoscritto ritrovato. Antecedente del romanzo moderno è considerato il romanzo di Nino. Alla letteratura latina di età imperiale appartengono due celebri romanzi: il Satyricon di Petronio e l'Asino d'oro di Apuleio. In India si possono rintracciare intorno al VII secolo d.C. forme embrionali di romanzo nella letteratura indù. Tra il X e XI secolo, il Giappone ci offre un testo con una concezione simile al romanzo contemporaneo: La storia di Genji è un vero e proprio romanzo di indagine psicologica eseguita attraverso le storie di un Don Giovanni dell'epoca. Anche in Cina, intorno al XIV secolo il romanzo diventa un genere popolare ed intorno al XVI secolo viene prodotto il famoso Chin P'ing Mei. Nel Medioevo si ricordano i romanzi di genere cortese-cavalleresco di Chrétien de Troyes, quelli a carattere didattico-allegorico (Roman de la Rose, il Fiore), o di impronta favolistica (Roman de Renart). Seguirono poi i romanzi di Andrea da Barberino. Il pubblico lettore dei romanzi si allargò successivamente dalle classi aristocratiche a quelle borghesi-mercantili aprendo la via a nuove sperimentazioni narrative come il Filocolo e l'Elegia di Madonna Fiammetta di Giovanni Boccaccio. Nel XV secolo l'Arcadia di Jacopo Sannazaro è un romanzo pastorale che si rifà a modelli dotti. Negli anni che vanno dal XVI secolo al XVII secolo materia della narrazione è il romanzo verosimile e il romanzo si trova in una posizione intermedia tra storia ed epica. Un primo romanzo moderno fu Gargantua e Pantagruel di Rabelais (XVI secolo). A questo proposito sono d'esempio i romanzi picareschi, con la loro pluralità di scrittura e di riferimento a diversi sottogeneri, come il cavalleresco e l'avventuroso. Il primo romanzo europeo di questo periodo è da considerarsi il Don Chisciotte che, grazie alla sua forma che demistifica la tradizione cavalleresca e cortese, rappresenta la prima opera letteraria classificabile come "romanzo" nell'accezione moderna del termine. Ma è solo alla fine del XVII secolo che l'idea di fiction prende piede nella produzione letteraria e così il romanzo comincia a prendere forma e a guadagnare uno spazio tra i generi letterari. In assoluto, come primo romanzo viene considerato il Genji monogatari della giapponese Musaraki Shikibu, scritto nell'XI secolo. Questo romanzo tratta della vita sentimentale del protagonista Genji, figlio cadetto di un imperatore, costretto a rinunciare alla successione al trono iniziando una carriera politica con conseguente ascesa al potere. Il Genji monogatari viene considerato il primo romanzo psicologico. Fu caratteristico del XVII secolo il nascere e diffondersi, soprattutto in Francia, del romanzo, cioè di una letteratura narrativa di ampiezza e complessità assai maggiori della novella e destinata alla lettura, più amena e di svago che letteraria, di un largo pubblico. I moralisti dell'epoca lo ostacolarono per lungo tempo (un'ordinanza settecentesca della corona di Spagna, che agiva in pieno accordo con la Chiesa, proibiva la diffusione dei romanzi in tutte le colonie americane a causa della vacuità, della presunta dannosità per i costumi del nuovo genere letterario). In realtà i primi "veri" romanzi sono da attribuire alla prima metà del XVIII secolo. Essi si volgono nella direzione dell'epistolario e delle memorie dove la forma narrativa che viene adottata in prevalenza, diventa quella che tende di più all'autenticità e alla verosimiglianza. Verso la fine del secolo si sviluppa un altro filone tematico che è quello del libertinaggio, che segna una tappa importante nella storia del romanzo settecentesco. Così rivendicata la qualità del nuovo genere, appare in Inghilterra una nuova fase di rottura e un punto insieme di arrivo e di partenza per tutta la storia letteraria europea. Grandi romanzieri furono Daniel Defoe, Jonathan Swift, Samuel Richardson, Henry Fielding. In Francia, nell'età dell'Illuminismo, emersero i romanzi di Voltaire e Rousseau; in Germania quelli di Wolfgang Goethe. Quello che cambia in tutta Europa agli inizi del XIX secolo è l'intera società: l'avvento della borghesia e del nazionalismo, di spinte rinnovatrici, catalizza nel romanzo le inquietudini di un'intera epoca, con accenti diversi a seconda del Paese interessato: piace ai lettori dell'epoca il tema dello sviluppo dell'individuo. Gli argomenti-cardine di tutta la narrativa realistica sono la famiglia, le vicende e i rapporti che si realizzano al suo interno e che influenzeranno tutta la letteratura sia in Francia che fuori. Grande fortuna ha anche il genere del romanzo storico, iniziato dallo scozzese Walter Scott, e rappresentato in italiano dal capolavoro di Alessandro Manzoni I promessi sposi. Nell'Italia del XVIII secolo il romanzo ha una vita stentata, sia per ragioni storico-sociologiche, sia per ragioni teorico-estetiche che portavano a guardare con diffidenza a una forma narrativa così diversa da quella tradizionale. Ancora nella seconda metà del Settecento si assiste al persistere del romanzo ispirato ai modelli stranieri, con le caratteristiche dell'avventura e della completa assenza di problematicità dei personaggi. Nella seconda metà del secolo è importante il fenomeno della letteratura d'appendice che consente al lettore il processo di immedesimazione nella vicenda. Alla fine del XIX secolo nascerà Il romanzo sperimentale (Le roman expérimental, E.Zola, 1880). Il naturalismo francese influenzerà in Italia il Verismo (Giovanni Verga, Matilde Serao, Grazia Deledda). Il romanzo è, a questo punto, un genere conosciuto e rispettato, almeno nelle sue espressioni più elevate (i "classici"): con il Novecento la forma del romanzo, e più in generale l'intera cultura, è "investita da un vero turbine". Appaiono all'orizzonte culturale e filosofico la psicoanalisi (Italo Svevo), la logica, la linguistica, e anche la tecnica narrativa cerca di adeguarsi. Dopo aver cercato rifugio nella rappresentazione di classi subalterne (Verismo) oppure di classi alte, il romanzo modifica la sua struttura: la trama spesso scompare, non esiste necessariamente una relazione tra la rappresentazione spaziale e l'ambiente, all'andamento cronologico si sostituisce un dissolvimento del percorso temporale e nasce un nuovo rapporto tra il tempo e l'intreccio. Cambia anche la tipologia del personaggio. Termina il mito dell'eroe che viene sostituito dai nuovi antieroi i cui tratti principali sono il senso di frustrazione, la perdita della propria identità, la mancanza di unità psichica, la sensazione di non essere autentici. I protagonisti sono gli inetti, gli uomini, appunto, senza qualità alcuna, gli ammalati fisici e psichici, dei quali spesso si mette in scena l'inutilità dell'azione e della parola. Nella tipologia narrativa sono evidenti gli influssi della nuova scienza: la psicanalisi di Sigmund Freud che scoprì l'inconscio; la teoria generale della relatività di Albert Einstein; la fisica dei quanti di Max Planck (l'universo è composto di quanti, particelle soggette a regole variabili); il principio di indeterminazione di Heisenberg; la filosofia di Henri Bergson secondo la quale il tempo esteriore cronologico si distingue da un tempo interiore vissuto in ogni individuo come "durata" (quindi un "tempo misto", un "tempo della coscienza"). Massimi esponenti del nuovo genere di romanzo furono: Italo Svevo, Luigi Pirandello, Franz Kafka, James Joyce, Marcel Proust, Virginia Woolf. I problemi per il romanzo del Novecento sono ancora quelli della voce narrante, e al narratore che presenta il punto di vista dominante. Il filosofo tedesco Hegel definì il romanzo il genere dell'epopea borghese, che ha sostituito l'epos. Nella società moderna infatti esiste un contrasto tra la poesia del cuore e la prosa del mondo, in cui l'individuo moderno è costretto a lasciare il cuore, la poesia, per dedicarsi alla prosa e lasciare la propria totalità per specializzarsi in un solo campo, rinunciare alla sua integrità per essere una cosa sola e quindi essere utile in qualcosa alla società. Il romanzo per Schlegel è a-generico, è letteratura in divenire, e questo dimostra il suo grande successo proprio perché può essere mutevole. Puoi migliorare questa voce aggiungendo citazioni da fonti attendibili secondo le linee guida sull'uso delle fonti. Sebbene la parola romanzo abbia fatto la sua comparsa in età moderna, caratteristiche del romanzo si ritrovano in numerose opere antiche. Forme primordiali di romanzo sono state rintracciate già duemila anni prima di Cristo in Egitto appartenenti al filone fantastico, sentimentale, politico, satirico (per esempio i romanzi Le avventure di Sinuhe e Il racconto del naufrago). Specialmente in età ellenistica infatti i gusti letterari tesero a narrazioni di vario genere, dall'epico al mitologico, dall'umano al fantastico, caratterizzate da una lunghezza piuttosto limitata a dispetto della tradizione omerica. L’Iscrizione sacra di Evemero è uno dei primi esempi del romanzo utopico. L'età ellenistica nei secoli II e III d. C. ci ha lasciato i romanzi di Caritone, Senofonte Efesio, Longo Sofista, Eliodoro, Achille Tazio e Luciano di Samosata la cui Storia vera è il più illustre antenato dei romanzi di fantascienza. Il romanzo Le incredibili meraviglie al di là di Tule di Antonio Diogene è il primo esempio di romanzo in cui viene usato l'espediente del manoscritto ritrovato. Antecedente del romanzo moderno è considerato il romanzo di Nino. Alla letteratura latina di età imperiale appartengono due celebri romanzi: il Satyricon di Petronio e l'Asino d'oro di Apuleio. In India si possono rintracciare intorno al VII secolo d.C. forme embrionali di romanzo nella letteratura indù. Tra il X e XI secolo, il Giappone ci offre un testo con una concezione simile al romanzo contemporaneo: La storia di Genji è un vero e proprio romanzo di indagine psicologica eseguita attraverso le storie di un Don Giovanni dell'epoca. Anche in Cina, intorno al XIV secolo il romanzo diventa un genere popolare ed intorno al XVI secolo viene prodotto il famoso Chin P'ing Mei. Nel Medioevo si ricordano i romanzi di genere cortese-cavalleresco di Chrétien de Troyes, quelli a carattere didattico-allegorico (Roman de la Rose, il Fiore), o di impronta favolistica (Roman de Renart). Seguirono poi i romanzi di Andrea da Barberino. Il pubblico lettore dei romanzi si allargò successivamente dalle classi aristocratiche a quelle borghesi-mercantili aprendo la via a nuove sperimentazioni narrative come il Filocolo e l'Elegia di Madonna Fiammetta di Giovanni Boccaccio. Nel XV secolo l'Arcadia di Jacopo Sannazaro è un romanzo pastorale che si rifà a modelli dotti. Negli anni che vanno dal XVI secolo al XVII secolo materia della narrazione è il romanzo verosimile e il romanzo si trova in una posizione intermedia tra storia ed epica. Un primo romanzo moderno fu Gargantua e Pantagruel di Rabelais (XVI secolo). A questo proposito sono d'esempio i romanzi picareschi, con la loro pluralità di scrittura e di riferimento a diversi sottogeneri, come il cavalleresco e l'avventuroso. Il primo romanzo europeo di questo periodo è da considerarsi il Don Chisciotte che, grazie alla sua forma che demistifica la tradizione cavalleresca e cortese, rappresenta la prima opera letteraria classificabile come "romanzo" nell'accezione moderna del termine. Ma è solo alla fine del XVII secolo che l'idea di fiction prende piede nella produzione letteraria e così il romanzo comincia a prendere forma e a guadagnare uno spazio tra i generi letterari. In assoluto, come primo romanzo viene considerato il Genji monogatari della giapponese Musaraki Shikibu, scritto nell'XI secolo. Questo romanzo tratta della vita sentimentale del protagonista Genji, figlio cadetto di un imperatore, costretto a rinunciare alla successione al trono iniziando una carriera politica con conseguente ascesa al potere. Il Genji monogatari viene considerato il primo romanzo psicologico. Fu caratteristico del XVII secolo il nascere e diffondersi, soprattutto in Francia, del romanzo, cioè di una letteratura narrativa di ampiezza e complessità assai maggiori della novella e destinata alla lettura, più amena e di svago che letteraria, di un largo pubblico. I moralisti dell'epoca lo ostacolarono per lungo tempo (un'ordinanza settecentesca della corona di Spagna, che agiva in pieno accordo con la Chiesa, proibiva la diffusione dei romanzi in tutte le colonie americane a causa della vacuità, della presunta dannosità per i costumi del nuovo genere letterario). In realtà i primi "veri" romanzi sono da attribuire alla prima metà del XVIII secolo. Essi si volgono nella direzione dell'epistolario e delle memorie dove la forma narrativa che viene adottata in prevalenza, diventa quella che tende di più all'autenticità e alla verosimiglianza. Verso la fine del secolo si sviluppa un altro filone tematico che è quello del libertinaggio, che segna una tappa importante nella storia del romanzo settecentesco. Così rivendicata la qualità del nuovo genere, appare in Inghilterra una nuova fase di rottura e un punto insieme di arrivo e di partenza per tutta la storia letteraria europea. Grandi romanzieri furono Daniel Defoe, Jonathan Swift, Samuel Richardson, Henry Fielding. In Francia, nell'età dell'Illuminismo, emersero i romanzi di Voltaire e Rousseau; in Germania quelli di Wolfgang Goethe. Quello che cambia in tutta Europa agli inizi del XIX secolo è l'intera società: l'avvento della borghesia e del nazionalismo, di spinte rinnovatrici, catalizza nel romanzo le inquietudini di un'intera epoca, con accenti diversi a seconda del Paese interessato: piace ai lettori dell'epoca il tema dello sviluppo dell'individuo. Gli argomenti-cardine di tutta la narrativa realistica sono la famiglia, le vicende e i rapporti che si realizzano al suo interno e che influenzeranno tutta la letteratura sia in Francia che fuori. Grande fortuna ha anche il genere del romanzo storico, iniziato dallo scozzese Walter Scott, e rappresentato in italiano dal capolavoro di Alessandro Manzoni I promessi sposi. Nell'Italia del XVIII secolo il romanzo ha una vita stentata, sia per ragioni storico-sociologiche, sia per ragioni teorico-estetiche che portavano a guardare con diffidenza a una forma narrativa così diversa da quella tradizionale. Ancora nella seconda metà del Settecento si assiste al persistere del romanzo ispirato ai modelli stranieri, con le caratteristiche dell'avventura e della completa assenza di problematicità dei personaggi. Nella seconda metà del secolo è importante il fenomeno della letteratura d'appendice che consente al lettore il processo di immedesimazione nella vicenda. Alla fine del XIX secolo nascerà Il romanzo sperimentale (Le roman expérimental, E.Zola, 1880). Il naturalismo francese influenzerà in Italia il Verismo (Giovanni Verga, Matilde Serao, Grazia Deledda). Il romanzo è, a questo punto, un genere conosciuto e rispettato, almeno nelle sue espressioni più elevate (i "classici"): con il Novecento la forma del romanzo, e più in generale l'intera cultura, è "investita da un vero turbine". Appaiono all'orizzonte culturale e filosofico la psicoanalisi (Italo Svevo), la logica, la linguistica, e anche la tecnica narrativa cerca di adeguarsi. Dopo aver cercato rifugio nella rappresentazione di classi subalterne (Verismo) oppure di classi alte, il romanzo modifica la sua struttura: la trama spesso scompare, non esiste necessariamente una relazione tra la rappresentazione spaziale e l'ambiente, all'andamento cronologico si sostituisce un dissolvimento del percorso temporale e nasce un nuovo rapporto tra il tempo e l'intreccio. Cambia anche la tipologia del personaggio. Termina il mito dell'eroe che viene sostituito dai nuovi antieroi i cui tratti principali sono il senso di frustrazione, la perdita della propria identità, la mancanza di unità psichica, la sensazione di non essere autentici. I protagonisti sono gli inetti, gli uomini, appunto, senza qualità alcuna, gli ammalati fisici e psichici, dei quali spesso si mette in scena l'inutilità dell'azione e della parola. Nella tipologia narrativa sono evidenti gli influssi della nuova scienza: la psicanalisi di Sigmund Freud che scoprì l'inconscio; la teoria generale della relatività di Albert Einstein; la fisica dei quanti di Max Planck (l'universo è composto di quanti, particelle soggette a regole variabili); il principio di indeterminazione di Heisenberg; la filosofia di Henri Bergson secondo la quale il tempo esteriore cronologico si distingue da un tempo interiore vissuto in ogni individuo come "durata" (quindi un "tempo misto", un "tempo della coscienza"). Massimi esponenti del nuovo genere di romanzo furono: Italo Svevo, Luigi Pirandello, Franz Kafka, James Joyce, Marcel Proust, Virginia Woolf. I problemi per il romanzo del Novecento sono ancora quelli della voce narrante, e al narratore che presenta il punto di vista dominante. Il filosofo tedesco Hegel definì il romanzo il genere dell'epopea borghese, che ha sostituito l'epos. Nella società moderna infatti esiste un contrasto tra la poesia del cuore e la prosa del mondo, in cui l'individuo moderno è costretto a lasciare il cuore, la poesia, per dedicarsi alla prosa e lasciare la propria totalità per specializzarsi in un solo campo, rinunciare alla sua integrità per essere una cosa sola e quindi essere utile in qualcosa alla società. Il romanzo per Schlegel è a-generico, è letteratura in divenire, e questo dimostra il suo grande successo proprio perché può essere mutevole. Puoi migliorare questa voce aggiungendo citazioni da fonti attendibili secondo le linee guida sull'uso delle fonti. Sebbene la parola romanzo abbia fatto la sua comparsa in età moderna, caratteristiche del romanzo si ritrovano in numerose opere antiche. Forme primordiali di romanzo sono state rintracciate già duemila anni prima di Cristo in Egitto appartenenti al filone fantastico, sentimentale, politico, satirico (per esempio i romanzi Le avventure di Sinuhe e Il racconto del naufrago). Specialmente in età ellenistica infatti i gusti letterari tesero a narrazioni di vario genere, dall'epico al mitologico, dall'umano al fantastico, caratterizzate da una lunghezza piuttosto limitata a dispetto della tradizione omerica. L’Iscrizione sacra di Evemero è uno dei primi esempi del romanzo utopico. L'età ellenistica nei secoli II e III d. C. ci ha lasciato i romanzi di Caritone, Senofonte Efesio, Longo Sofista, Eliodoro, Achille Tazio e Luciano di Samosata la cui Storia vera è il più illustre antenato dei romanzi di fantascienza. Il romanzo Le incredibili meraviglie al di là di Tule di Antonio Diogene è il primo esempio di romanzo in cui viene usato l'espediente del manoscritto ritrovato. Antecedente del romanzo moderno è considerato il romanzo di Nino. Alla letteratura latina di età imperiale appartengono due celebri romanzi: il Satyricon di Petronio e l'Asino d'oro di Apuleio. In India si possono rintracciare intorno al VII secolo d.C. forme embrionali di romanzo nella letteratura indù. Tra il X e XI secolo, il Giappone ci offre un testo con una concezione simile al romanzo contemporaneo: La storia di Genji è un vero e proprio romanzo di indagine psicologica eseguita attraverso le storie di un Don Giovanni dell'epoca. Anche in Cina, intorno al XIV secolo il romanzo diventa un genere popolare ed intorno al XVI secolo viene prodotto il famoso Chin P'ing Mei. Nel Medioevo si ricordano i romanzi di genere cortese-cavalleresco di Chrétien de Troyes, quelli a carattere didattico-allegorico (Roman de la Rose, il Fiore), o di impronta favolistica (Roman de Renart). Seguirono poi i romanzi di Andrea da Barberino. Il pubblico lettore dei romanzi si allargò successivamente dalle classi aristocratiche a quelle borghesi-mercantili aprendo la via a nuove sperimentazioni narrative come il Filocolo e l'Elegia di Madonna Fiammetta di Giovanni Boccaccio. Nel XV secolo l'Arcadia di Jacopo Sannazaro è un romanzo pastorale che si rifà a modelli dotti. Negli anni che vanno dal XVI secolo al XVII secolo materia della narrazione è il romanzo verosimile e il romanzo si trova in una posizione intermedia tra storia ed epica. Un primo romanzo moderno fu Gargantua e Pantagruel di Rabelais (XVI secolo). A questo proposito sono d'esempio i romanzi picareschi, con la loro pluralità di scrittura e di riferimento a diversi sottogeneri, come il cavalleresco e l'avventuroso. Il primo romanzo europeo di questo periodo è da considerarsi il Don Chisciotte che, grazie alla sua forma che demistifica la tradizione cavalleresca e cortese, rappresenta la prima opera letteraria classificabile come "romanzo" nell'accezione moderna del termine. Ma è solo alla fine del XVII secolo che l'idea di fiction prende piede nella produzione letteraria e così il romanzo comincia a prendere forma e a guadagnare uno spazio tra i generi letterari. In assoluto, come primo romanzo viene considerato il Genji monogatari della giapponese Musaraki Shikibu, scritto nell'XI secolo. Questo romanzo tratta della vita sentimentale del protagonista Genji, figlio cadetto di un imperatore, costretto a rinunciare alla successione al trono iniziando una carriera politica con conseguente ascesa al potere. Il Genji monogatari viene considerato il primo romanzo psicologico. Fu caratteristico del XVII secolo il nascere e diffondersi, soprattutto in Francia, del romanzo, cioè di una letteratura narrativa di ampiezza e complessità assai maggiori della novella e destinata alla lettura, più amena e di svago che letteraria, di un largo pubblico. I moralisti dell'epoca lo ostacolarono per lungo tempo (un'ordinanza settecentesca della corona di Spagna, che agiva in pieno accordo con la Chiesa, proibiva la diffusione dei romanzi in tutte le colonie americane a causa della vacuità, della presunta dannosità per i costumi del nuovo genere letterario). In realtà i primi "veri" romanzi sono da attribuire alla prima metà del XVIII secolo. Essi si volgono nella direzione dell'epistolario e delle memorie dove la forma narrativa che viene adottata in prevalenza, diventa quella che tende di più all'autenticità e alla verosimiglianza. Verso la fine del secolo si sviluppa un altro filone tematico che è quello del libertinaggio, che segna una tappa importante nella storia del romanzo settecentesco. Così rivendicata la qualità del nuovo genere, appare in Inghilterra una nuova fase di rottura e un punto insieme di arrivo e di partenza per tutta la storia letteraria europea. Grandi romanzieri furono Daniel Defoe, Jonathan Swift, Samuel Richardson, Henry Fielding. In Francia, nell'età dell'Illuminismo, emersero i romanzi di Voltaire e Rousseau; in Germania quelli di Wolfgang Goethe. Quello che cambia in tutta Europa agli inizi del XIX secolo è l'intera società: l'avvento della borghesia e del nazionalismo, di spinte rinnovatrici, catalizza nel romanzo le inquietudini di un'intera epoca, con accenti diversi a seconda del Paese interessato: piace ai lettori dell'epoca il tema dello sviluppo dell'individuo. Gli argomenti-cardine di tutta la narrativa realistica sono la famiglia, le vicende e i rapporti che si realizzano al suo interno e che influenzeranno tutta la letteratura sia in Francia che fuori. Grande fortuna ha anche il genere del romanzo storico, iniziato dallo scozzese Walter Scott, e rappresentato in italiano dal capolavoro di Alessandro Manzoni I promessi sposi. Nell'Italia del XVIII secolo il romanzo ha una vita stentata, sia per ragioni storico-sociologiche, sia per ragioni teorico-estetiche che portavano a guardare con diffidenza a una forma narrativa così diversa da quella tradizionale. Ancora nella seconda metà del Settecento si assiste al persistere del romanzo ispirato ai modelli stranieri, con le caratteristiche dell'avventura e della completa assenza di problematicità dei personaggi. Nella seconda metà del secolo è importante il fenomeno della letteratura d'appendice che consente al lettore il processo di immedesimazione nella vicenda. Alla fine del XIX secolo nascerà Il romanzo sperimentale (Le roman expérimental, E.Zola, 1880). Il naturalismo francese influenzerà in Italia il Verismo (Giovanni Verga, Matilde Serao, Grazia Deledda). Il romanzo è, a questo punto, un genere conosciuto e rispettato, almeno nelle sue espressioni più elevate (i "classici"): con il Novecento la forma del romanzo, e più in generale l'intera cultura, è "investita da un vero turbine". Appaiono all'orizzonte culturale e filosofico la psicoanalisi (Italo Svevo), la logica, la linguistica, e anche la tecnica narrativa cerca di adeguarsi. Dopo aver cercato rifugio nella rappresentazione di classi subalterne (Verismo) oppure di classi alte, il romanzo modifica la sua struttura: la trama spesso scompare, non esiste necessariamente una relazione tra la rappresentazione spaziale e l'ambiente, all'andamento cronologico si sostituisce un dissolvimento del percorso temporale e nasce un nuovo rapporto tra il tempo e l'intreccio. Cambia anche la tipologia del personaggio. Termina il mito dell'eroe che viene sostituito dai nuovi antieroi i cui tratti principali sono il senso di frustrazione, la perdita della propria identità, la mancanza di unità psichica, la sensazione di non essere autentici. I protagonisti sono gli inetti, gli uomini, appunto, senza qualità alcuna, gli ammalati fisici e psichici, dei quali spesso si mette in scena l'inutilità dell'azione e della parola. Nella tipologia narrativa sono evidenti gli influssi della nuova scienza: la psicanalisi di Sigmund Freud che scoprì l'inconscio; la teoria generale della relatività di Albert Einstein; la fisica dei quanti di Max Planck (l'universo è composto di quanti, particelle soggette a regole variabili); il principio di indeterminazione di Heisenberg; la filosofia di Henri Bergson secondo la quale il tempo esteriore cronologico si distingue da un tempo interiore vissuto in ogni individuo come "durata" (quindi un "tempo misto", un "tempo della coscienza"). Massimi esponenti del nuovo genere di romanzo furono: Italo Svevo, Luigi Pirandello, Franz Kafka, James Joyce, Marcel Proust, Virginia Woolf. I problemi per il romanzo del Novecento sono ancora quelli della voce narrante, e al narratore che presenta il punto di vista dominante. Il filosofo tedesco Hegel definì il romanzo il genere dell'epopea borghese, che ha sostituito l'epos. Nella società moderna infatti esiste un contrasto tra la poesia del cuore e la prosa del mondo, in cui l'individuo moderno è costretto a lasciare il cuore, la poesia, per dedicarsi alla prosa e lasciare la propria totalità per specializzarsi in un solo campo, rinunciare alla sua integrità per essere una cosa sola e quindi essere utile in qualcosa alla società. Il romanzo per Schlegel è a-generico, è letteratura in divenire, e questo dimostra il suo grande successo proprio perché può essere mutevole.

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    4 года назад

    to search Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Romanzo (disambigua). Il romanzo è un genere della narrativa scritto in prosa. Origini e caratteristiche fondanti del romanzo sono argomento di dibattito tra gli studiosi. Certamente si può affermare che una premessa fondamentale del romanzo moderno è da individuare nella prima produzione in lingua d'oïl (XI secolo): le narrazioni in versi di questa tradizione, sia che recuperassero temi greco-romani sia che rielaborassero temi cavallereschi (cicli bretone e carolingio), venivano indicate già allora con il termine roman[1]. Il principale carattere di novità rispetto alle tradizioni narrative immediatamente precedenti (e al genere epico in particolare, con le sue imprese militari collettive) è il modo diverso di porsi in rapporto col Tempo. Fa parte dell'arte moderna (nominata contemporanea alla nascita del Romanzo) e necessariamente deve contenere quel modo di narrare nuovo e di contrasto con l'arte del passato. La Teoria dell'Estetica di Theodor Adorno si sofferma sull'incompiutezza dell'opera, cioè il suo essere sempre in formazione: mentre gli altri generi epici tendono a fermare il Tempo partendo da un inizio e arrivando a una fine, il Romanzo non ha termine, non mette il punto. Altre caratteristiche stilistiche come il progressivo focalizzarsi dell'attenzione sul singolo individuo o su piccoli gruppi di cavalieri, immersi in vicende che hanno un misto di storico e di "meraviglioso". L'"esperienza assoluta" del cavaliere, irretito nella sua aventure (termine che in francese antico indicava inizialmente solo il destino o il caso e che finisce per indicare il complesso delle peripezie e il perfezionamento etico di chi le attraversa), sviluppa negli scrittori l'esigenza di una narrazione meno ingessata, "capace di rappresentare un mondo complesso e variamente articolata"[1]. Il romanzo è dunque costruito da una struttura della storia più o meno complessa e da una varietà di personaggi più o meno ampia. Questa profonda articolazione ha dato vita a numerosi sottogeneri: si passa dal genere storico al fantastico, dal giallo al romanzo epistolare[2]. Puoi migliorare questa voce aggiungendo citazioni da fonti attendibili secondo le linee guida sull'uso delle fonti. Sebbene la parola romanzo abbia fatto la sua comparsa in età moderna, caratteristiche del romanzo si ritrovano in numerose opere antiche. Forme primordiali di romanzo sono state rintracciate già duemila anni prima di Cristo in Egitto appartenenti al filone fantastico, sentimentale, politico, satirico (per esempio i romanzi Le avventure di Sinuhe e Il racconto del naufrago). Specialmente in età ellenistica infatti i gusti letterari tesero a narrazioni di vario genere, dall'epico al mitologico, dall'umano al fantastico, caratterizzate da una lunghezza piuttosto limitata a dispetto della tradizione omerica. L’Iscrizione sacra di Evemero è uno dei primi esempi del romanzo utopico. L'età ellenistica nei secoli II e III d. C. ci ha lasciato i romanzi di Caritone, Senofonte Efesio, Longo Sofista, Eliodoro, Achille Tazio e Luciano di Samosata la cui Storia vera è il più illustre antenato dei romanzi di fantascienza. Il romanzo Le incredibili meraviglie al di là di Tule di Antonio Diogene è il primo esempio di romanzo in cui viene usato l'espediente del manoscritto ritrovato. Antecedente del romanzo moderno è considerato il romanzo di Nino. Alla letteratura latina di età imperiale appartengono due celebri romanzi: il Satyricon di Petronio e l'Asino d'oro di Apuleio. In India si possono rintracciare intorno al VII secolo d.C. forme embrionali di romanzo nella letteratura indù. Tra il X e XI secolo, il Giappone ci offre un testo con una concezione simile al romanzo contemporaneo: La storia di Genji è un vero e proprio romanzo di indagine psicologica eseguita attraverso le storie di un Don Giovanni dell'epoca. Anche in Cina, intorno al XIV secolo il romanzo diventa un genere popolare ed intorno al XVI secolo viene prodotto il famoso Chin P'ing Mei. Nel Medioevo si ricordano i romanzi di genere cortese-cavalleresco di Chrétien de Troyes, quelli a carattere didattico-allegorico (Roman de la Rose, il Fiore), o di impronta favolistica (Roman de Renart). Seguirono poi i romanzi di Andrea da Barberino. Il pubblico lettore dei romanzi si allargò successivamente dalle classi aristocratiche a quelle borghesi-mercantili aprendo la via a nuove sperimentazioni narrative come il Filocolo e l'Elegia di Madonna Fiammetta di Giovanni Boccaccio. Nel XV secolo l'Arcadia di Jacopo Sannazaro è un romanzo pastorale che si rifà a modelli dotti. Negli anni che vanno dal XVI secolo al XVII secolo materia della narrazione è il romanzo verosimile e il romanzo si trova in una posizione intermedia tra storia ed epica. Un primo romanzo moderno fu Gargantua e Pantagruel di Rabelais (XVI secolo). A questo proposito sono d'esempio i romanzi picareschi, con la loro pluralità di scrittura e di riferimento a diversi sottogeneri, come il cavalleresco e l'avventuroso. Il primo romanzo europeo di questo periodo è da considerarsi il Don Chisciotte che, grazie alla sua forma che demistifica la tradizione cavalleresca e cortese, rappresenta la prima opera letteraria classificabile come "romanzo" nell'accezione moderna del termine. Ma è solo alla fine del XVII secolo che l'idea di fiction prende piede nella produzione letteraria e così il romanzo comincia a prendere forma e a guadagnare uno spazio tra i generi letterari. In assoluto, come primo romanzo viene considerato il Genji monogatari della giapponese Musaraki Shikibu, scritto nell'XI secolo. Questo romanzo tratta della vita sentimentale del protagonista Genji, figlio cadetto di un imperatore, costretto a rinunciare alla successione al trono iniziando una carriera politica con conseguente ascesa al potere. Il Genji monogatari viene considerato il primo romanzo psicologico. Fu caratteristico del XVII secolo il nascere e diffondersi, soprattutto in Francia, del romanzo, cioè di una letteratura narrativa di ampiezza e complessità assai maggiori della novella e destinata alla lettura, più amena e di svago che letteraria, di un largo pubblico. I moralisti dell'epoca lo ostacolarono per lungo tempo (un'ordinanza settecentesca della corona di Spagna, che agiva in pieno accordo con la Chiesa, proibiva la diffusione dei romanzi in tutte le colonie americane a causa della vacuità, della presunta dannosità per i costumi del nuovo genere letterario). In realtà i primi "veri" romanzi sono da attribuire alla prima metà del XVIII secolo. Essi si volgono nella direzione dell'epistolario e delle memorie dove la forma narrativa che viene adottata in prevalenza, diventa quella che tende di più all'autenticità e alla verosimiglianza. Verso la fine del secolo si sviluppa un altro filone tematico che è quello del libertinaggio, che segna una tappa importante nella storia del romanzo settecentesco. Così rivendicata la qualità del nuovo genere, appare in Inghilterra una nuova fase di rottura e un punto insieme di arrivo e di partenza per tutta la storia letteraria europea. Grandi romanzieri furono Daniel Defoe, Jonathan Swift, Samuel Richardson, Henry Fielding. In Francia, nell'età dell'Illuminismo, emersero i romanzi di Voltaire e Rousseau; in Germania quelli di Wolfgang Goethe. Quello che cambia in tutta Europa agli inizi del XIX secolo è l'intera società: l'avvento della borghesia e del nazionalismo, di spinte rinnovatrici, catalizza nel romanzo le inquietudini di un'intera epoca, con accenti diversi a seconda del Paese interessato: piace ai lettori dell'epoca il tema dello sviluppo dell'individuo. Gli argomenti-cardine di tutta la narrativa realistica sono la famiglia, le vicende e i rapporti che si realizzano al suo interno e che influenzeranno tutta la letteratura sia in Francia che fuori. Grande fortuna ha anche il genere del romanzo storico, iniziato dallo scozzese Walter Scott, e rappresentato in italiano dal capolavoro di Alessandro Manzoni I promessi sposi. Nell'Italia del XVIII secolo il romanzo ha una vita stentata, sia per ragioni storico-sociologiche, sia per ragioni teorico-estetiche che portavano a guardare con diffidenza a una forma narrativa così diversa da quella tradizionale. Ancora nella seconda metà del Settecento si assiste al persistere del romanzo ispirato ai modelli stranieri, con le caratteristiche dell'avventura e della completa assenza di problematicità dei personaggi. Nella seconda metà del secolo è importante il fenomeno della letteratura d'appendice che consente al lettore il processo di immedesimazione nella vicenda. Alla fine del XIX secolo nascerà Il romanzo sperimentale (Le roman expérimental, E.Zola, 1880). Il naturalismo francese influenzerà in Italia il Verismo (Giovanni Verga, Matilde Serao, Grazia Deledda). Il romanzo è, a questo punto, un genere conosciuto e rispettato, almeno nelle sue espressioni più elevate (i "classici"): con il Novecento la forma del romanzo, e più in generale l'intera cultura, è "investita da un vero turbine". Appaiono all'orizzonte culturale e filosofico la psicoanalisi (Italo Svevo), la logica, la linguistica, e anche la tecnica narrativa cerca di adeguarsi. Dopo aver cercato rifugio nella rappresentazione di classi subalterne (Verismo) oppure di classi alte, il romanzo modifica la sua struttura: la trama spesso scompare, non esiste necessariamente una relazione tra la rappresentazione spaziale e l'ambiente, all'andamento cronologico si sostituisce un dissolvimento del percorso temporale e nasce un nuovo rapporto tra il tempo e l'intreccio. Cambia anche la tipologia del personaggio. Termina il mito dell'eroe che viene sostituito dai nuovi antieroi i cui tratti principali sono il senso di frustrazione, la perdita della propria identità, la mancanza di unità psichica, la sensazione di non essere autentici. I protagonisti sono gli inetti, gli uomini, appunto, senza qualità alcuna, gli ammalati fisici e psichici, dei quali spesso si mette in scena l'inutilità dell'azione e della parola. Nella tipologia narrativa sono evidenti gli influssi della nuova scienza: la psicanalisi di Sigmund Freud che scoprì l'inconscio; la teoria generale della relatività di Albert Einstein; la fisica dei quanti di Max Planck (l'universo è composto di quanti, particelle soggette a regole variabili); il principio di indeterminazione di Heisenberg; la filosofia di Henri Bergson secondo la quale il tempo esteriore cronologico si distingue da un tempo interiore vissuto in ogni individuo come "durata" (quindi un "tempo misto", un "tempo della coscienza"). Massimi esponenti del nuovo genere di romanzo furono: Italo Svevo, Luigi Pirandello, Franz Kafka, James Joyce, Marcel Proust, Virginia Woolf. I problemi per il romanzo del Novecento sono ancora quelli della voce narrante, e al narratore che presenta il punto di vista dominante. Il filosofo tedesco Hegel definì il romanzo il genere dell'epopea borghese, che ha sostituito l'epos. Nella società moderna infatti esiste un contrasto tra la poesia del cuore e la prosa del mondo, in cui l'individuo moderno è costretto a lasciare il cuore, la poesia, per dedicarsi alla prosa e lasciare la propria totalità per specializzarsi in un solo campo, rinunciare alla sua integrità per essere una cosa sola e quindi essere utile in qualcosa alla società. Il romanzo per Schlegel è a-generico, è letteratura in divenire, e questo dimostra il suo grande successo proprio perché può essere mutevole.

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