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    Kcaig_, 17 luglio 2019 19:25

    Call of Duty: Black Ops 4

    Nonostante tutti vogliano gettarsi nella mischia dei Battle Royale, Call of Duty: Black Ops 4 è a tutti gli effetti il primo titolo tripla A ad arrivare sul mercato provando a sfidare direttamente i colossi PUBG e Fortnite, integrando nella propria offerta una modalità specifica chiamata Blackout.

    Sebbene a un occhio poco attento questa modalità possa sembrare una mera copia della produzione di Bluehole, al limite del plagio per via dell'ambientazione condivisa, con un'analisi più accurata iniziano a emergere le differenze che conferiscono un certo valore alla produzione firmata Treyarch. Per approfondire a dovere Blackout, è opportuno dividere tutti gli elementi della creazione del team statunitense in due categorie: ciò che conserva le meccaniche base del genere, condivise anche con le produzioni rivali, e ciò che invece conferisce alla nuova arrivata una propria personalità, riuscendo a creare un'esperienza familiare ma sufficientemente diversa. Partendo dalla prima categoria, le regole generali sono sempre le stesse: vince l'ultimo giocatore (o team) che rimane in vita. A inizio partita, ci troveremo tutti su un velivolo che sorvolerà la mappa di gioco in linea retta e potremo decidere a nostra discrezione quando buttarci giù. A intervalli predefiniti di tempo, l'area di gioco si restringerà, danneggiando i giocatori al di fuori di essa e costringendo i superstiti a combattere in un perimetro sempre più limitato. Insomma, quello che ormai possiamo definire l'abc del genere. Le differenze però che introduce Blackout sono sin da subito evidenti. Partendo dalla fase di lancio, ogni giocatore ha in dotazione una tuta alare che consente, calcolando correttamente traiettoria e angolo di discesa, di raggiungere un qualsiasi punto della mappa indipendentemente da dove ci si sia lanciati. Certo, toccare terra per primi dà un vantaggio sugli avversari, ma la possibilità di avere totale libertà, non essendo limitati all'area di percorrenza del velivolo, apre le porte a diverse possibilità in termini strategici. Quanto all'inventario, nonostante alcuni elementi in comune con altri titoli, la gestione del proprio equipaggiamento è quantomeno interessante. Di base abbiamo cinque slot da poter riempire con gadget di vario tipo, espandibili a dieci trovando lo zaino. Le munizioni, esattamente come in Fortnite, non hanno alcun peso e non occupano slot, ma a differenza della produzione di Epic Games, c'è un limite massimo di proiettili trasportabili. Sono presenti anche le corazze, suddivise in tre livelli di efficacia e soltanto quella migliore fornisce una protezione anche dai colpi alla testa. Le armi equipaggiabili sono due, cui è possibile attaccare fino a un massimo di sei accessori, dove possibile, quali ottiche, canne, caricatori modificati e via dicendo. Tutte queste aggiunte possono essere direttamente montate quando raccolte, o riposte nello zaino, in attesa di essere utilizzate in un secondo momento. Troviamo poi gli equipaggiamenti tattici, che contano oltre una decina di possibili gadget. Tra questi troviamo oggetti da lancio classici, quali granate fumogene e a grappolo, tomahawk, molotov, dispositivi avanzati come sistemi trophy o macchinine da ricognizione (concettualmente simili ai droni di Rainbow Six: Siege), e addirittura dotazioni peculiari degli specialisti come il rampino di Ruin, il filo spinato di Torque e le mine Mesh di Nomad. Per concludere troviamo i perk, che occupano uno slot dell'inventario ciascuno e che rappresentano delle specie di consumabili. Ce ne sono circa una decina e condividono tutti la stessa formula: all'attivazione, per X tempo (che varia da uno a cinque minuti, a seconda del perk) si ottiene un effetto specifico. Tra i più utili troviamo senza dubbio Paranoia, che per ben quattro minuti, ci notificherà con un segnale acustico ogni qualvolta un nemico ci avrà nel mirino. Altri ancora ci consentono di subire danni ridotti dall'area esterna, di amplificare il suono dei passi nemici e altri effetti di questo tipo. Se ne possono attivare molteplici contemporaneamente, conviene dunque fare scorta per potersi potenziare a dovere negli ultimi istanti di gioco. Immancabili naturalmente i veicoli, come i classici quad, rapidi negli spostamenti ma altamente vulnerabili, i camion, al contrario lenti e rumorosi ma corazzati, i motoscafi, limitati ai soli tratti fluviali e per concludere gli elicotteri, senza dubbio quelli in grado di offrire la mobilità maggiore. Considerando la presenza dei lanciarazzi, che oltre a non essere particolarmente rari sono in grado di tracciare i mezzi, la scelta di usare o meno uno di questi mezzi deve essere ben ragionata. Alla luce di quanto analizzato, è subito evidente come Blackout abbia una sua personalità e riesca non soltanto a differenziarsi da colossi affermati, quali i più volte menzionati macinatori di record PUBG e Fornite, ma lo faccia anche a testa alta, con una modalità certamente familiare ma con peculiarità interessanti, unite a un comparto tecnico confezionato con una certa cura.

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