Si è soliti suddividere la storia in periodi e anche per quanto riguarda i videogiochi si può fare lo stesso discorso. Dai primordi ad oggi i videogiochi non solo si sono evoluti graficamente e meccanicamente ma anche e soprattutto nel modo di giocare.
Se all’inizio il videogiocatore era il classico ragazzo sfigato senza alcuna vita sociale, grasso e sedentario o al contrario scheletrico e brufoloso, ora non è più possibile identificare il videogiocatore, dato che al giorno d’oggi ogni persona può videogiocare, che sia su console pc o smartphone. Questa diffusione ha portato a una trasformazione profonda nel modo in cui si gioca, al punto tale che esistono diverse classi di videogiocatori, dal casual gamer, al giocatore professionista, al semplice appassionato, portando a un uso e a una produzione diversa dei videogiochi. Non a caso è da qualche anno che non esistono più i cosiddetti giochi single player, i famosissimi GDR, cioè i giochi di ruolo, che di fatto hanno caratterizzato gli ultimi decenni sono letteralmente scomparsi, salvo alcuni rari casi come ad esempio la saga di Assassin’s Creed dei Dark Souls, che pur mantenendo la sua anima da gioco in solitaria presenta una parte di gameplay in multiplayer. È proprio quest’ultima parola a cui volevo arrivare: MULTIPLAYER. Giocare in compagnia è sempre più divertente cha da soli, e quando penso a questa parola mi ricordo le partite fantastiche che facevo coi miei fratelli a Mario Kart. Con la diffusione di connessioni internet più avanzate è stato reso possibile giocare con centinaia di giocatori in contemporanea, arrivando all’era di Fortnite. Queso è il titolo che sta caratterizzando quest’era, con milioni di giocatori in tutto il mondo a cui solo League of Legends , Warcraft o Hearthstone possono opporsi. Tre titoli che hanno una sola cosa in comune: sono Free to play. Il videogioco moderno deve essere gratis e dare la possibilità di giocare in maniera competitiva, offrire il sogno di poter equiparare i propri idoli di twitch e diventare un giocatore professionista. È questo mix di competizione e free to play che fa la fortuna dei titoli moderni. Sebbene questa trasformazione abbia aumentato il bacino dei videogiocatori; ha anche diminuito la possibilità di creare videogiochi innovativi e creativi perché se non si crea una sezione multiplayer, non è possibile far uscire un nuovo videogioco. Basta guardarsi in giro e notare come anche gli fps che hanno trascinato da sempre il mercato videoludico si siano dovuti adattare, da notare infatti come anche CSGO sia stato reso gratuito e gurda un po’, aggiornato con una sezione battle royale, o anche il nostro amato e odiato COD, che ha anche lui un battle royale in beta.
Che vi piacciano o meno i battle royale dovete farvene una ragione, questo è il videogioco moderno.